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Anche il comò era massiccio e meschino....
— Quelle, guarda son le quattro stagioni.
Alludeva alle oleografie appese alle pareti. Dalla finestra si scorgevano, oltre la vigna, filari d’alberi e campi uguali sparsi di case e le torri e le cupole della città. Invece dalla camera di Mino non si scorgeva che un lungo camino a fuso sorgente tra il verde: era quello della fabbrica.
— Mio figlio ogni mattina potrà vedermi andare al lavoro e potrà pensare che lavorare non basta.... Via, via! — aggiunse Claudio rivelandomi, se già non me ne fossi avveduto, quant’era sforzava tutta quella vivacità di parole e di umore. — Via!: ecco la camera di Ortensia.
Su la soglia ristetti; ero trattenuto da un panico segreto e indefinibile.
— Ho fatto quel che ho potuto, per accontentarla.
Il letto in ferro, nuovo: bello il comò....
Una titubanza strana mi aveva trattenuto, quasi da una violazione. A Valdigorgo non ero entrato mai nella sua camera.... E mi affacciai anche là alla finestra, che aveva di contro lo squallido lazzeruolo.
Per la strada polverosa transitavano birocce e buoi condotti al macello, che mugghiavano.
....A Valdigorgo la sua finestra vedeva nel giardino le opulenti magnolie, gli abeti snelli dai rami digradanti. e copiosi, dalle molli frange ondulanti, e i vividi colori delle aiuole penetravano tutto quel verde: s’apriva la cerchia dei monti a concedere, nella bella conca, frescura di estate e tepore in primavera e in autunno: dal cielo puro, intensamente azzurro, e da oltre quei monti