Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/302


— 300 —


— Ebbene?

— Questa è la premessa; la pregiudiziale. Io non sapevo....

— Ho capito. Eppoi?

— Quando sono stato per partire, Ortensia mi ha ringraziato con effusione; mi ha commosso.... Quasi che alla famiglia Moser non resti altro amico che me! Come era mio dovere, ho protestato: «La famiglia Moser, signorina, ha un amico al cui confrontò io debbo scomparire: il dottor Sivori». E la signorina....

— Avanti!

— ....È sembrata quasi offesa. S’è adirata e mi ha detto: «Lei dovrebbe sapere che Sivori non è un amico; è come uno della nostra famiglia! Lo dica, lo dica alla Melvi che per me Sivori è un fratello. Ha capito? Un fratello! Glielo dica!»

Meno male! borbottai. Ma al compiacimento in me sottentrò timore subito dopo.

— Faccia la mio modo, cavaliere. Con Anna, con Roveni, non parli mai più nè di me nè dei Moser. Sarà meglio per tutti. Le vipere sono sempre pericolose.

Egli si ritrasse e mi guardò sbigottito, quasi a sentirsi mordere; poi inchinandosi:

— Mi rimetto al suo consiglio!

.. ..L’ambasciata che Ortensia mandava ad Anna non pareva una risposta a qualche malignità?

Era possibile che Ortensia non fosse del tutto ignara della calunnia. A Valdigorgo, nella mia visita recente, non avevo scorto in lei qualche segno come di avversione per me; quale uno sforzo a vincere un sentimento ostile? Si era rialzata così pallida dal seno della madre! E quella sua eccitazione non seguiva forse a un’intima lot-