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— Perchè scrivere proprio a me, che ho famiglia? — susurrava, nel mentre che io leggevo, il cavaliere. — Compatisco...., compiango....; ma per riguardo alla mia posizione, nella mia qualità di ex-ufficiale dello Stato...., non avrebbe dovuto.... mettermi a rischio.... di comparire suo.... complice! Che accadrà...? se si scopre che io?...

«Scappi anche lei in America», ebbi voglia di rispondere. Senonchè l’ometto poteva essermi utile; e gli tolsi la paura di corpo.

— Stia tranquillo! Moser ha perduto la, testa. Non ha mai avuto e non avrà mai conti da pareggiare con la Giustizia.

— Davvero? Proprio? Oh come ne godo!

Avevo ridato la vita al morto!

— Se lo dice lei, dottore, non ci può esser dubbio!

E il più bell’indizio del miracolo da me compiuto fu che il cavaliere estrasse il fazzoletti e si spolverò le scarpe; quindi ricorse al noto taschino che teneva in serbo il famoso astuccio con lo specchietto! e il pettinino dei baffi.

— Ne godo, da amico! Non dubitavo neppur io, in fondo.... Mi pareva impossibile che quel bravo ingegnere!... Solo, lei comprende, era legittimo, umano il timore che io, così impreparato al servizio, piccolo servizio impostomi dall’amicizia, io, dico, potessi rimettere del mio decoro....: l’onore.... l’onore avant tout

— Via! — feci, non concedendogli per buone quelle scuse — : da un uomo di cuore quale è lei, un uomo d’onore e in disgrazia quale è Moser deve sperare qualche cosa dì più che parole!...

Con lo specchietto a mezz’aria Fulgosi non dissimulò di sentir il rimprovero e disse sinceramente e umilmente;