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si compie. Ghe cosa c’è che eguagli la solennità di un duello? Nessuna. Tutte le altre funzioni, dal matrimonio al funerale, accomunano ogni sorta di gente; ma i gentiluomini che si battono con tante regole son gente fuori del comune e più in alto; se no, non si batterebbero così. Ne viene che uno che faccia ridere in un duello è disprezzato pur dalla gente comune, la quale non si batte con tanta solennità. Ebbene, io ero disposto a morire, ed ebbi questo timore! Attendendo che i padrini tornassero cercai prepararmi con la fantasia ad evitare così gran disgrazia; nè mi domandavo se per l’addietro ci avrei pensato su tanto; nè mi meravigliavo d’essere così tenuto a modalità della vita proprio sul punto di rinunciarvi. Contraddizione ridicola, insomma, ma prova anche questa del mutamento avvenuto in me.

Mi immaginavo sul terreno; avanzavo numerando i passi; sparavo mentre vedevo Roveni procedere nella stessa guisa. Con uno sforzo resistevo alla tentazione istintiva di chiuder gli occhi e li spalancavo al momento del colpo. Guai se chiudessi gli occhi!: farei credere d’aver paura!; farei ridere i testimoni dell’una e dell’altra parte! Studiavo anche la miglior maniera di comportami durante le disposizioni preliminari; e non esitavo a figurarmi la catastrofe, cadessi io o cadesse Roveni....

Però insieme con questo ricordo di vaga e insulsa comicità mi è rimasto il ricordo serio di un sentimento che allora mi sembrò un presentimento assai triste. Mentre fantasticavo in tal modo, mi si affacciarono alla mente, d’improvviso, le immagini di mio padre e di mia madre;