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feci io, a mia volta. — Per accusar di falsità Moser, Ortensia, Eugenia, me, non vi siete accorto che svelavate voi stesso del tutto: falso in tutto, falso sempre! Consapevole del vostro basso egoismo, voi assumeste la figura di un uomo risoluto e diritto nel pensare e nell’operare, ma foste sempre un calcolatore; non prudente: astuto, doppio. Finchè, per disgrazia, vi siete smarrito in una passione e l’arma vi si è scambiata in mano: dopo essere stato astuto siete stato audace; e siete caduto.
— Caduto, io? — Rise in quel suo tristo modo.
— Voi! Oh credete che io sarei venuto a questo diverbio se non fossi certo di superarvi e di smascherarvi? Giù la maschera! I vostri benefici per Moser che scopo ebbero? Aiutare Moser valeva assicurarvi la dote della ragazza che vi piaceva. Ma non eravate uomo, voi, da compromettervi per un capriccio: tastar terreno, metter le mani innanzi, predisporre la madre prima della ragazza senza compromettervi nè con l’una nè con l’altra, era la tattica nascosta sotto l’apparenza di franchezza e di lealtà. Corteggiare Ortensia era pericoloso; correvate il rischio di non poter più liberarvene se le faccende di Moser si volgessero al peggio. Il vostro riserbo intanto....
— Ortensia era così giovane! — vi meritava la stima della madre; il padre non poteva stimarvi di più, e Ortensia adora i suoi; al momento opportuno avrebbe ascoltato il loro consiglio....
Con una smorfia di riso, che parve ora una stigmata di cattiveria, Roveni venne di qua dalla tavola, si arrestò spavaldo di fronte a me, e m’interruppe:
— In quel mentre però avrei potuto spassarmela