Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/274


— 272 —

l’arte e per amore del mio paese. Ho la fortuna di alte relazioni, e la lanceremo: vedrà! — Aggiunse che non poteva invitarla a pranzo con noi perchè la sua signora — a torto, ve’! — ne era un tantino gelosa. Ma a questo punto un’idea attraversò la mente di Sua Eccellenza, che si fermò mormorando:

— A quest’ora ci dovrebbe essere....

— Chi? — esclamai io — Anna? Non voglio vederla! Intendianioci!

— No, no — rispose egli. — M è venuto in mente che debbo vedere un’altra persona prima di déjeuner e mi rincresce lasciarla, caro dottore: a meno che ella non si compiaccia d’accompagnarmi sin qui all’Orologio. Due minuti....; due passi.... Ci viene? Bravo! Quanto è gentile!

— È la mia strada — dissi, senza alcun sospetto.

Giunti ai Ristorante dell’Orologio, Fulgosi mi lasciò sulla soglia. Ma appena, dentro, si rivolse accennandomi d’entrare: — Scusi, dottor Sivori! — Quando gli fui presso, m’indicò, fra la, gente, una persona seduta; a una tavola e chiamò forte:

— Ingegnere!

Roveni si volge: mi vede e resta immoto a guardarmi, mentre io resto a guardarlo; e il cavaliere ride, felice della bella improvvisata che mi ha fatta; solo non comprende il perchè io e Roveni non ci salutiamo, non accorriamo l’uno incontro all’altro; e precipita lui alla conclusione.

— Senza complimenti, ingegnere! Oggi lei è invitato a desinare da me, con l’illustre....