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un’altra dimanda: dove fosse in quell’ora e che cosa facesse il povero Claudio. Al Biondo risposi:

— Adesso Moser è in guai.

Ma ai me che cosa potevo rispondere? Ah! ogni risposta che mi diedi quant’era lontana dalla crudele verità!

Ecco che cosa faceva Moser a Valdigorgo quello stesso giorno, nella stessa ora.

Convinto che Eugenia s’illudeva sperando nella mia visita al curatore; convinto che il curatore non m’avesse rivelato il pericolo che lo minacciava; vinto dalla certezza che Roveni l’aveva tradito e che egli doveva pagare il fio della frode commessa da Roveni, egli, Claudio, meditava di fuggire! Commettendo i brogli Roveni aveva ben provveduto al suo scampo: allo scampo di lui chi poteva provvedere? La legge, in nome della Giustizia, sovrastava su di lui responsabile; e dinanzi all’accusa che varrebbero le attestazioni di buona fede? Sperare in Sivori? Ma dove avrebbe trovate ventimila lire, Sivori, dalla sera alla mattina? Sivori apprenderebbe, impotente, che Claudio Moser era accusato di frode e che si leverebbe contro di lui mandato di cattura! Moser in carcere: Moser in Tribunale, a esser condannato per ladro!

E Claudio in quel giorno raccoglieva tutta l’energia della sua fibra per resistere alla disperazione. Disonorato in Italia, lavorerebbe altrove, sconosciuto, per risparmiar la fame alla sua famiglia. Ma in Tribunale no: morire piuttosto!

E in quell’ora Claudio con uno sforzo che non valeva a nascondere la disperazione, cercava persuadere Eugenia che gli era necessario partire. Fuggire! Intanto Ortensia udiva la voce di lui, udiva il terribile silenzio della madre!...