Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/249


— 247 —


— Signor dottore.... stimatissimo! — esclamò. — Lei è lei; ma, se non fosse lei....!; con tutto il rispetto.... Che storia mi tira fuori? Dica la verità: per chi m’ha preso? Per un imbecille come....

Rise sgangheratamente.

— Ah povero signor dottore! Come l’hanno imbottito bene! E lei ci ha creduto? Ha creduto che Roveni avesse intenzione di sposar una ragazza senza dote? Ah! Ah! E pensare che la ragazza non l’ha voluto lei! lei non l’ha voluto, Roveni! non lo vuole! Spera in un partito migliore, la ragazzina!... Ah povero signor dottore!

Strappargli la pipa di mano e sbattergliela sul muso!

— Anche la signora Redegonda deve saperne qualche cosa — riuscii a dire.

— E io dovrei credere quel che han dato a intendere a mia moglie? Ah! Ah! Ma non lo sa che mia moglie è la madre di mio figlio?

Non ne potendo più, mi alzai.

— La verità è questa che le ho detta io! Lei non la crede? Ebbene: lei da tutti gli onesti sarà giudicato quale un complice di Roveni e avrà il rimorso d’aver messo in miseria i suoi parenti.

— Parenti, serpenti! — Ricaricava con mano tremante la pipa. — E i rimorsi.... non li proverò io, caro amico; no no: stia pur sicuro! Io sono tranquillo! Non ho falsificato niente, io....; sono un galantuomo, io! un uomo onesto....

In piedi con la pipa in bocca il sindaco di Valdigorgo abbottonava i calzoni per congedarmi.

Allora l’investii domandando:

— Falsificato.... che cosa? chi?