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Forte e senza titubanza io rispondevo:

— Ho visto Guido, Marcella, il bimbo; una famiglia che consola a vederla....

Povero me! Sempre ridendo in silenzio la donna spalancò le braccia in segno di disperazione. Ma il sindaco riaccendeva la pipa per ingoiar l’ira.

— Bah! bah! — fece aspirando. — Altro è il parlar di morte, altro è il morire! A lei sembran consolazioni...., perchè ha avuto giudizio, lei! Non ha voluto provarle, queste consolazioni.... che costano! Mio figlio...., povero imbecille...., le ha pagate care.... carissime!... Ma lasciamo andare!; parliamo d’altro! Dunque, a Berlino bella vita, eh?

Per assecondarlo un po’ dissi qualche cosa di Berlino nel frattempo che la sindachessa usciva e rientrava recando in braccio un vaso di ciliege nello spirito e la serva sturava la bottiglia e mesceva.

— Alla sua salute!

— Alla sua!

Lodai il moscato e subito aggiunsi (per cogliere quel momento di dolcezza) che tanta cortesia mi dava a sperar bene dalla mia visita. Entrando in argomento dissi che quale amico comune, di Moser e del signor sindaco, io ero venuto a sentire quel che si potrebbe fare....

— Caro amico: niente! niente da fare! — E allontanando la pipa il signor sindaco sputò. — Meglio non parlarne per non sputar veleno! M’han guastato il sangue. (Bevve). È amaro, per me, adesso, anche il mio moscato!

La signora Redegonda da dietro le spalle maritali traeva lentamente, ascoltando, le ciliege dal