Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 244 — |
Forte e senza titubanza io rispondevo:
— Ho visto Guido, Marcella, il bimbo; una famiglia che consola a vederla....
Povero me! Sempre ridendo in silenzio la donna spalancò le braccia in segno di disperazione. Ma il sindaco riaccendeva la pipa per ingoiar l’ira.
— Bah! bah! — fece aspirando. — Altro è il parlar di morte, altro è il morire! A lei sembran consolazioni...., perchè ha avuto giudizio, lei! Non ha voluto provarle, queste consolazioni.... che costano! Mio figlio...., povero imbecille...., le ha pagate care.... carissime!... Ma lasciamo andare!; parliamo d’altro! Dunque, a Berlino bella vita, eh?
Per assecondarlo un po’ dissi qualche cosa di Berlino nel frattempo che la sindachessa usciva e rientrava recando in braccio un vaso di ciliege nello spirito e la serva sturava la bottiglia e mesceva.
— Alla sua salute!
— Alla sua!
Lodai il moscato e subito aggiunsi (per cogliere quel momento di dolcezza) che tanta cortesia mi dava a sperar bene dalla mia visita. Entrando in argomento dissi che quale amico comune, di Moser e del signor sindaco, io ero venuto a sentire quel che si potrebbe fare....
— Caro amico: niente! niente da fare! — E allontanando la pipa il signor sindaco sputò. — Meglio non parlarne per non sputar veleno! M’han guastato il sangue. (Bevve). È amaro, per me, adesso, anche il mio moscato!
La signora Redegonda da dietro le spalle maritali traeva lentamente, ascoltando, le ciliege dal