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— Se andassi tu a Valdigorgo? — disse Guido. — Ti chiariresti di tutto; faresti bene; li consoleresti.

Marcella rientrava; e il marito, a voce alta, perchè ella non si adombrasse, die’ una svolta al discorso.

— Anche in commercio ci vuol fortuna! Ecco tutto! Come in medicina. Vedi? io non conosco medico più sfortunato di me! I miei clienti si spiccian tutti in pochi giorni: o di là o di qua; a gran velocità guariscono o muoiono. Merito mio?

Ma che! Io anzi avrei bisogno di quie bei casi che durano mesi e mesi; non tanto per imparare, s’intende, quanto per diminuire i sospiri e i vaglia di mia madre. Eppure, sfortunato come sono, non mi dispero io!

....Esortai Marcella ad ascoltare la sana filosofia di suo marito e le promisi che l’indomani sarei andato a Valdigorgo. Marcella mi ringraziò più con gli occhi che con le parole.


VII.


Mentre la carrozzella mi trasportava dalla stazione di Valdigorgo a Villa Moser, poco dopo il meriggio, io cercavo prepararmi al penoso incontro con Claudio e all’incontro desiderato e temuto con Ortensia.

Dagl’ingarbugliati discorsi di Gruido non avevo chiaramente compreso quel che potessi fare a pro di Moser; tuttavia avevo inteso abbastanza da rammaricarmi di non esser ricco e di non poter rendere il mio intervento ben più profit-