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V.


Amando Ortensia di tanta passione avrei dovuto correr subito a lei, dopo la notizia che essa aveva respinto Roveni?

Sì, fu un errore non dar retta al consiglio che la passione mi dava; ma questo fu conseguenza di un errore più grande: il più grande errore della mia vita; un errore enorme, che solo una mente ottenebrata da pregiudizi più dannosi di qualsiasi malattia poteva commettere.

Nel concetto che m’ero fatto di Roveni avevo errato ed erravo così! E per me allora erravano invece tutti gli altri: Guido, Marcella, Eugenia.

Guido si meravigliava che l’ingegnere restasse a Valdigorgo dopo lo scacco che gli era toccato e non ci scorgeva altra ragione che l’interesse: io credei fermamente che Roveni non fosse rassegnato, come diceva Eugenia, e che respinto da Ortensia, non si tenesse ancora per sconfitto e sperasse ancora di piegarla restando a Valdigorgo per altri otto mesi.

Marcella non si meravigliava del no di Ortensia, perchè l’ingegnere, secondo lei, l’aveva sdegnata con i suoi modi; perchè egli non aveva saputo usar le affettature e le delicature di una educazione molle, o gl’inchini, i complimenti, le adulazioni dei frivoli corteggiatori: io pensavo che sotto la scorza dell’uomo positivo Ortensia avesse ben inteso un amore forte e tenace e che con le mezze parole, le espressioni rudi, le occhiate e i silenzi, Roveni le si fosse manifestato