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È stato un gran regalone e adesso ti sono proprio affezzionato. I miei genitori sono stizziti con te perchè non vieni a Valdigorgo specialmente il babbo che mi comprerà un cavallino vero di carne, perchè sono passato all’esame.
Anch’io sono instizzito micca con te, con Ortensia che è cattiva, ma non dirlo alla mamma, non mi racconta più delle favole vere, di uomini, non ne voglio di bestie. Se tu non vieni mandami delle favole di uomini, ma spero che verrai e ti aspeto giorno per giorno.
Mino.
Ti ringrazio tanto tanto. Scusami degli sgarabocchi....
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Povero Sivori! che cosa vi toccherà mai di leggere? Io non debbo saperlo, perchè Mino non vuole, ma approfitto della sua bella lettera (non so se l’abbia scritta con la complicità di Marcella) per mandarvi saluti cordiali. Noi stiamo bene. Fateci un’improvvisata, Sivori!
Eugenia.
Mino mi scrisse così con la complicità di Marcella; non di Ortensia. Ortensia era cattiva.
Sì: non mi scriveva lei! E anche i nuovi coniugi Learchi avevan pensiero d’altro che di me! Silenzio di tutti fino all anno nuovo. Poi, all’anno nuovo, Eugenia, prevenne i miei auguri inviandomi auguri per tutti loro; Eugenia, non Ortensia!; ed Eugenia prevenendo a scrivermi cercò forse evitare mie domande, cui le sarebbe stato difficile rispondere....
Forse...., forse....; forse....: per quanto tempo ancora la mia vita si atterrebbe su questo dubbioso termine? Per quanto tempo ancora?
Quattro mesi dopo (aprile del 1892) Guido mi annunciava che egli era padre, il più felice dei padri. Aggiungeva: