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III.
Finalmente venne la primavera; venne una lettera di Marcella. La poverina impiegava più pagine per dire soltanto che, essendo Roveni necessario alla fabbrica (poichè Moser aveva assunto una grande impresa edilizia a Novara), Roveni si era indotto a rimaner a Valdigorgo per un altro, anno; e che non molto dopo il loro ritorno da Milano a Valdigorgo una spiegazione era intervenuta tra Ortensia e lui. Alla esplicita dichiarazione dell’ingegnere Ortensia aveva risposto:
— Per adesso non ci penso, a maritarmi.
L’ingegnere anche stavolta non si era adontato; aveva detto tranquillamente: — Bene, bene!; ne riparleremo poi!
Indispettita, Marcella osservava:
Roveni tratta l’amore come un affare. Chi direbbe a vederlo che è innamorato davvero? Cosa fa per vincere la freddezza di Ortensia? Quando parlano insieme, parlano in un certo modo....; come se avessero paura di scottarsi! E che bei discorsi! Piove? Pioverà oggi?...
Altro commento facevo io: così amava quell’uomo!; con fermezza, con tenacia, con avvedutezza quali bisognavano a piegare una volontà, poco arrendevole. Nell’apparente freddezza o tranquillità, con che prudente ritegno di sè stesso conquisterebbe a poco a poco il cuore di Ortensia, che egli vedeva non ancora libero dal ricordo di me!
Nella stessa lettera la buona Marcella mi pro-