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PARTE SECONDA.
I.
Mi ero proposto di rimanere a lungo a Berlino, perchè ivi spendevo assai ed ero costretto a lavorar molto.
La moda mi aiutava a scrivere articoli o relazioni di pseudo-scienza per giornali e periodici non solo d’Italia; e per lo più volgevo in apparenze di sociologia facili osservazioni intorno la vita privata e pubblica della Germania. Allorchè qualche rivista, di quelle più gravi, mi impose argomenti più seriamente scientifici, fui obbligato a studiare «sul serio»....; e di tutto ciò, in fondo, ridevo amaramente. Però al disprezzo dell’opera seguiva in me un conforto anche maggiore di quel che dà il lavoro per sè solo; il conforto di una nuova energia che mi sosteneva quando mi sentivo più stanco. Era la coscienza di me stesso ricuperata; era un impulso di emulazione per cui, al solito, mi confrontavo a Roveni quasi a un ideal tipo di uomo temperato a una vita sana e potente. Roveni mi aveva creduto debole. Ebbene, ora io faticavo duramente per vivere e vivevo per vincere la mia passione.
Ma vincere? Tutto ciò che non era ricordo di
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