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— Don Pietro si spiccia in venti minuti. Ma il priore, in parrocchia, non la finisce mai.
aggiunse; — Del resto, per pregar bene non basta un minuto?
— Anche meno, per chi può pregare. Tu non puoi; me lo confessasti.
Senza titubanza, ma con un brevie rossore, ribattè:
— È vero. Quand’ero così allegra, dopo la guarigione della mamma, non ne sentivo il bisogno, di pregare, neppure per un secondo.... — La voce le cadde interrotta perchè interruppe l’espressione del pensiero, che doveva compiersi nella esclamazione: «ma ora!...»; Riprese: — Lei però non prega nemmeno quando è triste. Non crede a nulla!
A niente: nemmeno a lei, che mi amava! Invano ella mi aveva voluto tanto bene; invano mi amava così; e io, che non raccoglievo dalle sue parole il rimprovero e le lagrime, io ero perverso; ero spietato io, che non osavo guardarla negli occhi e sorprendervi quanto amore vi tremava per me!
Esclamai:
— T’inganni! Oggi credo fino a me stesso! Mi sento buono oggi.... E tu? — Mi sembrava di correre su l’orlo di un precipizio con il senso della vertigine. — E tu credi a ciò che senti?
— Certo!
Tacque a lungo, dopo. Voleva pur dire; e non osava; finchè i nostri occhi s’incontrarono.
Disse:
— Ho sempre pensato.... una! cosa strana!: che ci rassomigliamo, noi due.... Ma io non so esprimermi! Ecco — proseguiva rianimandosi — se non ci rassomigliassimo io non avrei tanta fiducia in lei. Invece, credo che con lei non avrei