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Sul tardi Eugenia, passando dalla sala terrena e scorgendomi solo, si meravigliò e ristette.

— Ortensia non è qui, con voi?

— No: m’ha detto che saliva a cucire.

La madre scosse il capo.

— Al solito — disse — : ieri si è divertita, e oggi è un brutto giorno. Vedete se ho ragione di lamentarmi? Non si fa forza nemmeno per non dispiacere a voi, gli ultimi momenti che siete qua.

Che dire? Pregai che lai lasciasse queta; tentai scusarla con lo stesso argomento: il malumore, dopo le ore di svago, era segno di una rara bella facoltà spirituale....

— Voi la scusate sempre! — disse l’ingenua madre.

Quindi volse il discorso alla mia visita alla fabbrica, della quale l’avevo informata la mattina.

Credei desiderasse sapere se Roveni m’aveva parlato di Ortensia. Ma ella mi prevenne:

— Roveni v’ha parlato di Moser? degli affari?

E vedendomi incerto, aggiunse:

— Io non so nulla, non debbo saper nulla. Claudio è fatto così.... Parla di tutto in casa, fuor che degli affari. Ma la notte è spesso desto....; sospira. Temo mi nasconda qualche cosa di brutto.

M’affrettai a dirle del disegno che Claudio aveva di comporre una società e che Roveni approvava; sebbene Claudio stentasse a ridurcisi. — Vorrebbe esser solo; far tutto da, solo. Però sarà meglio limiti le sue fatiche....

Albertazzi. In faccia al destino. 13