Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/187


— 185 —

come sospettasse d’esser lui in sospetto d’altri. Ma già Roveni aveva trovata la carta ricercata.

— Vede? — disse. — È la proposta di un impiego per me. Potrei uscire anche adesso, subito, dalla posizione apparentemente falsa in cui mi trovo....

Richiamandomi così direttamente a quanto egli mi aveva detto dopo il mio dibattito con Anna, l’ingegnere s’imponeva di nuovo, più leale di me, al mio giudizio e alla mia stima. Per il peso della simulazione che io avrei voluto gettarmi d’addosso, e non potevo, tentai interrompere il discorso.

— Le ripeto che lei non mi deve alcuna spiegazione.

— Anzi! — ribattè egli. — Io ho proprio il dovere di spiegarmi con lei. Lei è il più fidato amico della famiglia Moser ed è bene che veda chiaro nel mio modo di procedere. È strano che un giovane della mia età, non un bambino come Pieruccio Fulgosi, pensi sul serio a una ragazza e si contenti di guardarla senza dirle nulla. Sembra un mistero.

— Ma io so che Eugenia volle promessa da lei di tacere ad Ortensia, per adesso....

— Ah! sa? Benissimo! Ho avuto riguardo alla signora Eugenia, che è tanto apprensiva; e ho mantenuta la promessa, da uomo leale. Ma questa lettera, questa proposta d’impiego mi scuserebbe, abbastanza se uscissi da ogni riserbo. Diavolo!

Posso provare che un impiego non mi mancherà, e con tutto il rispetto alla signora Eugenia, potrei cominciare a corteggiare Ortensia, che non è più una bambina.... Invece, no: lei ha visto; lei vede come mi comporto. Perchè? Appunto perchè non