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mi chiese. E ci accostammo insieme a quel crocchio.
Ortensia suggeriva qualche cosa all’orecchio di Marcella, la quale prima parve disapprovare o schermirsi; indi, fattasi animo, ripeteva la cosa a Guido. Questi fece due salti fregandosi le mani, tutto contento, ed esclamando: — Bene! benone! benissimo!
— A Sivori non dispiacerà? — domandò ancora Marcella.
. Infatti Ortensia era incerta, quasi dubitasse a interrogarmi.
Finalmente l’arcano mi fu chiarito da Guido.
— Lei e le ragazze sie ne stanno in giro qui, per il paese. Io faccio di tutto per sbagliare il primo colpo; mi metto fuori concorso; scappo e torno da loro. Va bene?
Roveni udì e non fiatò. Invece dagli altri sorsero proteste per la defezione delle Moser, appena esse ebbero ottenuto l’assenso del padre.
Ma Ortensia non si confuse:
— Assistere a una strage di piccioni? Lo lasciamo a voi questo bel divertimento!
— Un capriccio, al solito — esclamò Anna Melvi accostandosi col dottorino Minguzzi al fianco.
Marcella, confusa, le disse:
— Vieni anche tu, con noi....
— No, cara! Mi son prestata abbastanza.... Basta, oramai!
La povera Marcella divenne rossa rossa; Ortensia scosse il capo sdegnosa; Guido ruppe in una risata. Ma Roveni con aria di perfetta indifferenza domandò alla Melvi:
— Prestata a che?
— A sfidar la malignità per favorire l’amicizia!