Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/177


— 175 —

mi chiese. E ci accostammo insieme a quel crocchio.

Ortensia suggeriva qualche cosa all’orecchio di Marcella, la quale prima parve disapprovare o schermirsi; indi, fattasi animo, ripeteva la cosa a Guido. Questi fece due salti fregandosi le mani, tutto contento, ed esclamando: — Bene! benone! benissimo!

— A Sivori non dispiacerà? — domandò ancora Marcella.

. Infatti Ortensia era incerta, quasi dubitasse a interrogarmi.

Finalmente l’arcano mi fu chiarito da Guido.

— Lei e le ragazze sie ne stanno in giro qui, per il paese. Io faccio di tutto per sbagliare il primo colpo; mi metto fuori concorso; scappo e torno da loro. Va bene?

Roveni udì e non fiatò. Invece dagli altri sorsero proteste per la defezione delle Moser, appena esse ebbero ottenuto l’assenso del padre.

Ma Ortensia non si confuse:

— Assistere a una strage di piccioni? Lo lasciamo a voi questo bel divertimento!

— Un capriccio, al solito — esclamò Anna Melvi accostandosi col dottorino Minguzzi al fianco.

Marcella, confusa, le disse:

— Vieni anche tu, con noi....

— No, cara! Mi son prestata abbastanza.... Basta, oramai!

La povera Marcella divenne rossa rossa; Ortensia scosse il capo sdegnosa; Guido ruppe in una risata. Ma Roveni con aria di perfetta indifferenza domandò alla Melvi:

— Prestata a che?

— A sfidar la malignità per favorire l’amicizia!