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XXI.
Assistere alla commedia della vita col pianto nel cuore: anche questo è la vita!
Alla festa del XX settembre, in Valdigorgo, che avrebbe dovuto redimere il cavalier Fulgosi dal ridicolo in cui egli asseriva d’esser precipitato per colpa della moglie, anch’io risi; ma la comicità dei casi è solo nella mia memoria mentre ho vivo nel cuore il dolore che in me accompagnava la stentata ilarità. Sì gran dolore risento, da non poter indugiare nel racconto, quasi per un senso di profanazione. Tre immagini, del resto, importa solo che io rilevi dalle ricordanze di quel dì e le scorga nella lor propria luce: in luce d’amore. Ortensia; chiaramente perfida, Anna Melvi; nella penombra da lui sempre cercata, Roveni.
E mi rivedo, prima, nella sala del Municipio, rigurgitante di pubblico; con il popolo in fondo; con le file delle signore in cospetto all’oratore e, dietro, in poltrone, le autorità del Comune e del Circolo che s’inaugurava. L’oratore parlava su di un palco, davanti a un tavolino; e il discorso procedeva alla volta della pace universale, tediosamente inzeppato di frasi a doppio senso, per congiungere il tema della caccia alla politica. «Sappia l’Italia che il punto di mira dei Valdigorghesi è il bene della patria»....; e così via: col paretaio della difesa» nazionale; con le poules e il bersaglio del patriottismo....