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la libererò del mio fastidio. Tra pochi giorni me ne vado....

A. questa notizia Ortensia mi guardò incredula; balzò in piedi; venne a me, che le sedevo, di fronte, su la poltrona alla parete opposta, e severa, con un atto imperioso della mano:

— Non voglio!

— Ma io non ti riconosco pier la Regina di Valdigorgo!

Con voce mutata, meno forte, seria, ella ricordò:

— Il babbo non la lascia partire prima che cada la neve. Non sono d’accordo? — E rianimandosi: — Immagini, Sivori, la prima neve quassù, che delizia! Immagini: tutto bianco.... I monti, là; e il giardino tutto coperto; gli abeti, così alti, vestiti di bianco! E correre fuori, là in mezzo? — Ma dubbiosa dell’efficacia della sua descrizione, pregava con tutta la grazia degli occhi, della voce; premendomi con una mano al braccio.

— Stia qui da noi, Sivori, finchè andremo in città, a Natale.

— Impossibile!

— Io e Mino non la lasceremo partire.... Pensi al dispiacere di Mino!

Ripetei: — Partirò a giorni.

— Mi getterò in ginocchio, a’ suoi piedi.... Lasciarmi qua sola!

Le pareva che resterebbe sola!

— Ti restano tanti: il cavaliere....; Anna....

— Zitto! Non la nomini!

— La signora Learchi....; la Fulgosi.... — E in altro modo dissi: — Roveni....

— Cattivo! Cattivo! Oh com’è cattivo! Anna