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— Povero Fulgosi! Ma con le Melvi voi siete troppo severo. Chiacchierano, han la lingua un po’ lunga.... In fondo, però, non sono cattive. Io non dimenticherò mai le premure che ebbero per me quando ero ammalata....

— Anna è una civetta! — esclamai io. — Mi duole che per amor di pace non possiate allontanarla da casa vostra.

Eugenia tacque un po’ e disse:

— Dovrebbe bastarmi la vostra opinione per allontanarla subito. Ma ho fiducia che le mie figliole non abbiano intenzione d’imitarla.

— Questo è giusto.... — E ripresi:

— Dunque Roveni?

— Oh, è una storia molto breve. Un giorno la Melvi madre mi avvertì che parlando con l’ingegnere aveva scoperto in lui a dirittura un grande amore per Ortensia. Sapendo che la Melvi è facile a esagerare in tutto, non le credetti che poco. Anche qui, del resto, mi rassicurava il contegno di Ortensia: con Roveni si comportava come per il passato; impossibile ch’egli le facesse la corte e che essa non me l’avesse lasciato comprendere. Pure volli chiarir la cosa. L’ingegnere mi aveva già confidato che dubitava di poter restare un pezzo a Valdigorgo, e io tornai sul discorso. Ripetè che trovando un impiego migliore dovrebbe andarsene; e infine confessò d’aver molta simpatia per Ortensia, e che non disperava nell’avvenire. La sua franchezza, la sua lealtà mi piacque. Ma Ortensia è così giovane! con un carattere così strano; e io mi sentivo allora tanto male! Non volevo preoccupazioni e angustie. Ebbene, ottenni da Roveni la promessa che non turberebbe per adesso la pace mia e di Ortensia,