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tenebre.... Poi: Eugienia; il resto del mistero. Dubitavo che Eugenia m’avesse taciuto per secondo fine quel che si diceva di Roveni e d’Ortensia; pensavo anche che per pietà di me mi avesse nascosto il proposito dell’ingegnere, a lei già noto! E la rimproveravo per la libertà che lasciava alle figliole, sicchè Learchi e Roveni avevan potuto innamorarsene a sua insaputa....

Rimproveravo fin Claudio perchè riteneva ancora bambine le sue figliole!

Insomma, ero proprio come Pieruccio nell’ora, del parossismo e della maledizione!

E la voce di scherno m’arrovellava dentro: dissennato!

.. .. Mi tranquillai verso l’alba, convincendomi, al cessar delle tenebre, che Eugenia interrogata non potrebbe nascondermi la verità. E se mi rispondesse: — Per la felicità di Ortensia si farà questo matrimonio; — e se veramente ella desiderasse d’avere in Roveni il marito della sua figliola, ebbene.... io, a qualunque costo, io rispetterei il suo desiderio; vorrei io pure, come un fratello, la felicità di Ortensia. Non debole; non un ragazzo! Ero un uomo capace di una folle passione; ma sarei un amico leale.

XVII.

A rivedere Ortensia così serena io, con bramosia angosciosa, l’immaginai trasformata dal desiderio vago e profondo, dalla malinconia soave e dalla gioia appassionante, dal sentimento impetuoso e ineffabile con cui l’amore invade, la