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cile accertarmi della mia valida costituzione recandomi da qualche insigne collega, di cui indovinavo il responso, dopo l’ascoltazione e la percussione: «Cuore sano; polmoni sani; cervello sano....; nessuna lesione nel cerebro»: di questo potevo star certo! Nessun ostacolo nell’età o nella salute fisica. Non ero ricco; nè uomo da affidare la mia famiglia e la felicità famigliare alla dote di mia moglie. Ma troverei senza dubbio un buon impiego; tranquillo; di lavoro materiale e agevole....
Esagerando, per la rivelazione improvvisa del mio amore, avevo accusato in me quale fonte d’infelicità la mancanza di una fede. Ma alla fede perduta sostituirei la fede in Ortensia e l’amore della famiglia. Dalla fredda ragione il mio amore non ripugnava dunque più come un’enormità; io potevo dunque conchiudere che per nessuno al mondo sarebbe inverosimile, anormale, enorme, un mio colloquio con Moser press’a poco in questi termini:
— Moser, sono innamorato.
— Bene!
— .... d’una ragazza di diciassette anni!
— Di una ragazza di diciassette anni? tu?
— Sì!
— Annegati, caro amico!
— Ma bada....: la ragazza è Ortensia.
Un istante di stupore; di silenzio; uno scoppio d’ira.
— Ortensia è una bambina!
— Ha diciassette anni.
E la risoluzione:
— Ortensia è tua moglie!
Sarei felice!