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all’amor della patria tutta! Il proposito poi d’inaugurare il nuovo club nel giorno anniversario della compiuta unificazione della patria con la capitale Roma, non aveva forse qualche cosa del moderno machiavellismo cavouriano, bismarchiano o gladstoniano? Come potrebbero esimersi dal partecipare alla festa nazionale cacciatori d’ogni sorta, fossero pure socialisti o clericali, se l’invito apparentemente non chiamava che a festeggiare l’amor della caccia e della cacciagione? Fin il sindaco, che cominciava a dubitare della sua resistenza nella onorifica carica da molti anni occupata, ascoltò il consiglio del segretario:
— Appoggi! appoggi! L’idea del cavaliere è buona.
Ma segretario e sindaco, poveri ingenui, ignoravano che cosa meditava il cavaliere! (Alle prossime elezioni....) Intanto essi favorivano. E il comitato presieduto dal cavaliere si mise a raccogliere soci; e un comitato di signore s’adoperava ad accumulare premi che rendessero più gloriosa una gara di tiro nel dì solenne.
Se non che non cessavano le battaglie nella famiglia Fulgosi e nelle vicinanze. La signora Fulgosi dubitava che la cameriera attirasse il marito in paese e faceva ancora volar le spazzole. Inoltre al signor Learchi padre bastava, per politica, bere, mangiare, pipare e predicar la castità ai rondoni....
Diceva: — Cacciatore è chi va a caccia; io a caccia non ci vado; quindi del suo club, stimatissimo signor cavaliere, non so cosa farmene. Religione ci vuole! Altro che caccia!
A parte la religione, l’ingegner Moser non andava più a caccia; l’ingegner Roveni non aveva