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— A lei: glielo offro.
— Non lo voglio! Sono io che l’offro a voi, signorina, per ricordo, per augurio, per gratitudine, per omaggio.
— Auff! — Diventando ninacciosa, gridò: — Lo butto nell’acqua!
— Guai! la fortuna si vendicherebbe di tutti e due: anche di me che non l’ho cercata per me.
— Dio! Dio! Che pazienza!
Ma infine ebbe una buona idea.
— Leveremo a sorte chi debba conservarlo; benchèé sia di tutti e due.
La sorte favorì Ortensia; e io godetti anche di questo!
Ero dunque riuscito nell’intento di attenuare la mia esistenza, così e così ricuperavo la vita con piena letizia, e dissipavo ogni fosco pensiero e obliavo? O dovevo al sole la novella gioia? Che deliziose ore riebbi nel giardino di Moser! Rivedendomi nei giorni del mio rinnovamento, con che cuore rivedo il bel luogo!
Verso nord acacie e robinie e alberi in ischiera disegnavano l’erta, con la strada del vecchio convento; e più oltre, riprese di boschi.
Alla parte occidentale, era un confine di siepi, tigli e platani: a mezzodì la catena di monti in linea uguale, netta, tagliava il cielo; simile a un limite remoto ma preciso. E da questo limite, d’un cupo verde, alle ore meridiane sormontavano nel cielo cristallino nuvoli di bambagia lucente al sole, che cadevano all’ombra delle montagne occidue con pallore improvviso. Più spesso, sorgevano vapori bianchi, quasi segnali d’una terra ignota e invisibile. Sopra, nello spa-