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— Non so...., non posso dir nulla....
— Non vuoi dirlo!
— Non posso dire quello che non ho visto.
— E allora perchè accusi?
— Perchè...., perchè quel giorno dei pizzicotti, io scappai a veder lavorare in fabbrica. Quando tornai è fui sotto la finestra dello studio, sentii che Roveni sgridava ad Anna....
— Cioè?
— Diceva piano: «C’è Ortensia....» Capisce? Era lui, Roveni, che doveva sgridare ad Anna! Dunque, mi pare....
Io, senza più titubanza avevo fissato lo sguardo negli occhi di lei per scoprirne tutto il pensiero; nè riuscendoci, perchè volevo più del suo pensiero, sentii il bisogno di rimproverarla ancora.
— Tu ascoltavi, sotto la finestra!
— No! glielo giuro!
In questo mentre una delle donne con la gerla piena di biancheria veniva verso di noi.
Salutò, si fermò e chiese con faccia franca:
— Cosa cerca, signorina?
— Cerchiamo fortuna. Teresa!
— Eh non ne han bisogno loro! — disse la donna sorridendo un po’ maliziosa. Ma Ortensia, ingenua:
— Non ci credi, tu, nel trifoglietto dalle quattro foglie?
E l’altra guardando a me;
— La povera gente non ci crede in queste cose!
— Male! Se tu ci avessi creduto quand’eri ragazza, adesso non faresti più la lavandaia; saresti contessa o duchessa.
— Oh ne trovavo tanto anch’io, quand’era gio-