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un imperioso dovere per lo stesso affetto che mi ricambiava Ortensia.

Come chi si rassegna a cosa inevitabile, deliberai dunque di ubbidire alla mia coscienza che ora mi pareva del tutto ridesta.... Oh la coscienza! Perchè non mi avvertì dell’errore in cui cadevo? Che precettore della vita potevo essere io che non avevo una fede? Senza il conforto di una fede, a qual concetto e a qual sentimento della vita potevo ammonire che non esprimesse il veleno di un pessimismo mortale?

A compier tale dovere temetti da prima di nuocere a me medesimo, ora che mi sentivo ravvivare; poi (lo confesso come si confessa un delitto), provai la soddisfazione appunto dell’adempiere un dovere grave, e avrei detto che anche in ciò si rinforzassero in me le energie dell’animo.

Se non che la fatica della mia volontà era poca.

È così facile intorbidare un’acqua limpida! M’era così facile, appena succedevano in me rivolgimenti di malumore, ripetere a voce alta note voci di pessimismo e di duolo, che ricorrevano per abitudine alla mia memoria!

                         Oh come orribil sei - mondo gentil!

Oppure:

                         Ascolta, Azzarellina:
                         La scienza è dolore,
                         La speranza è ruina,
                         La gloria è roseo nugolo,
                         La bellezza è divina - ombra d’un fiore.

O peggio:

                                                  .... Amaro e noia
                         La vita: altro mai nulla, e fango è il mondo!