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Nell’aria quieta e densa i rintocchi suscitavan copiose onde vibranti, sì che tutta l’aria sembrava agitata da un tremito metallico.... Poi il sole sormontando suscitava innumerevoli specchi dalle foglie del platano e del cedro aperte a rifletterlo, e crivellava di punti vividi i sempreverdi, e indorava le ragnatele tra gli aghi degli abeti. Un brivido scorreva per tutte le fronde, e tutte le piante parevano adergersi in una nuova intensione di vita verso il cielo e verso il sole.
Infine, i rumori della strada....
Io risentivo fuori di me, per tal modo, l’armonia del giorno; ma tuttavia mi chiedevo che cosa me ne avesse escluso, m’impedisse ancora di parteciparvi con tutta l’anima. Quale colpa? qual destino?
A lungo attendevo, così. Quindi mi richiamava la bella voce: — Buon giorno, Sivori!
Appena alzata Ortensia veniva sotto la mia finestra a salutarmi con un lieve inchino, sorridente, il sole nei capelli.
«Dimenticare me stesso!» E scendevo.
....Nè tacerò di un altro conforto che ebbi in quei giorni.
Pieruccio Fulgosi, dopo la gita alle Grotte, spasimò a dirittura e visibilmente per Ortensia. Alle canzonature di Anna, alle contraffazioni di Guido, ai miei Sorrisi pietosi, agl’incitamenti di Roveni, che battendogli una mano sulla spalla gli diceva:
— Coraggio, giovinetto! — , e sopra tutto all’incuranza di Ortensia, egli la sera, durante i ballonzoli e ï giochi, opponeva una faccia patibolare, un silenzio patetico, un colletto sempre più angusto.
Quando, un pomeriggio, la signora Fulgosi, ad-