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satta circoscrizione, e nebulose, oltre che nei limiti anche nell’essenza, cangiavano variamente di forma, come se la sfumatura, la cosa, il fatto che le avevano determinate, si fossero modificati e si evolvessero ancora.

Così l’esame, per quanto minuzioso ed attento, mi diventava sempre più difficile e, l’io presente aveva quasi un risentimento contro l’io passato, perchè non mi sapeva ricordare la sfumatura, la cosa, il fatto iniziatore delle cause cercate.

Non riflettevo in quel momento all’azione subcoscente che essi avevano esercitata per riprodurmi dinnanzi concreti, il fiume e la luce: come non erano sfuggiti all’analisi, formando l’azione coscente, la causa remota e l’altra vicina, così io pretendevo che si sciogliessero dai veli anche le altre cause intermedie.

Ma era troppa pretesa; dovetti accontentarmi di riconoscere che la causa lontana era la visione di un quadro intitolato l’„Armonia del ruscello“, e la vicina invece, l’audizione di alcuni pezzi di musica, dopo un acuto desiderio di note, di accordi vibranti e di motivi appassionati resi da un’anima in fremito e da una mano nervosa.

Il dì prima infatti, Ninì e sua mamma, alloggiate al Grande Hôtel, erano venute a scovarmi ed a rimproverarmi per il mio isolamento. Ed io, perchè mi perdonassero, avevo condotto Ninì, l’esile amica dei miei vecchi giochi d’infanzia, a far visita al maestro del paese. Egli possedeva un’antica spinetta e...

Ma, tornando al quadro l’„Armonia del ru-