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gli agi ch’essi hanno il diritto di pretendere; quindi non appena la messa è terminata, tutti, donne, uomini, ragazzi, muovono verso il fortunato paese dove si è certo fermata la macchina.
È una processione disordinata e più disordinate e più strane ancora, sono le risposte, le domande, le asserzioni, i dinieghi che s’incrociano e si moltiplicano da tutte le parti: tratto tratto una notizia meno scardinata delle altre viene pontificata da chi conosce già gli automobili da un pezzo, perchè li ha visti a Sondrio e forse a Milano; ma, passando di bocca in bocca, anche la notizia esatta si altera, e ne viene un pasticcio che farebbe ridere l’automobile, se lo potesse.
C’è una donna che annuncia come quella macchina possa levarsi da terra e volare, un’altra asserisce d’aver visto la siora e quell’uomo dal cappello aguzzo dimenar le gambe, e l’automobile a quell’atto correre di più. Un vecchio, trascinato suo malgrado incontro al congegno, crede ci sia sotto una diavoleria e non vuol troppo avvicinarsi. Ridono invece di tutti questi timori e cercano di spiegare come stanno le cose, quelli che hanno, sia pure in embrione, un’idea delle invenzioni ultime, specialmente del telegrafo Marconi.
In verità il telegrafo non c’entra con l’automobile, ma...
“Quello sì che scoperta!! che cosa è l’antromobile al paragone?”
“Del resto domandate là ai scioriti”, disse qualcuno rivolgendosi a noi.
Una mezza dozzina di persone ci si avvicinò