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ceri, spiccano i capelli biondo-castani del cappellano e la sua faccia in quel momento rossa per la foga del dire.

Ma la parola si perde nell’irrequietezza dei fedeli, e le invettive lanciate contro quelli che non sapranno mantenere la purezza delle loro opere, e il castigo eterno, infinito, fiammante, che avvamperà sopra, sotto, intorno a coloro che non ascoltano il sacerdote, non produce l’effetto voluto, muore soffocato da un... nugolo di polvere, animata dal caratteristico puf, puf, tè, tè...

E là in fondo, sotto il lume, vedo la testa del prete che si scuote per convincere, scuotendo anche i riccioli che l’abbellano, sento il bisbiglio dei parrocchiani e ne comprendo il desiderio, che diventa più intenso, coll’avvicinarsi dell’automobile polverosa.

Sono ben pochi quelli che lasciano il sagrato per muovere sulla strada che batterà il congegno bianco e bello come un’apparizione; tutti gli altri, per quanto lo seguino e lo divorino con gli occhi, non si muovono; qualcuno dei ragazzi trema, è invaso da una paura inesplicabile, pensa alle leggende della nonna piene di dèmoni e di fate, e si stringe, si raggomitola quasi, fra le gonne materne, arrischiando uno sguardo timido verso il mostro che si avanza corrusco, come armato di mille falci, pronto a tagliar la nube che lo circonda, forse forse (pensa il bambino) a mozzargli la testa.

Altri invece rimane incantato, a bocca aperta, nella nota posizione ferravilliana del vilan che