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VII.


La meditazione nervosa del pittore fu interrotta da un colpo morto, che risonò sulla tela, come sopra la pelle tesa di un tamburo.

Il giovane volse subito il capo verso le grandi roccie acute e rossigne, che offendevano l’azzurro, e trinciò nell’aria un gran gesto di minaccia...

“Lasciate che vi colga...”

Uno scoppio multiplo di risa argentine rispose alle sue parole e quattro ragazzetti scamiciati, a piedi nudi, con piccole gerle a spalla, corsero giù, saltellando, per la discesa ripida e breve; passarono veloci sul limite della conca, il più lontano possibile dal pittore che li rincorse un poco, e s’inabissarono per il sentierucolo che portava alla valle.

Le risa schiette ed allegre si ripeterono; il giovanotto, raggiunto troppo tardi il ciglio della conca, lanciò dietro loro una minaccia e un blocco di terra friabile, che si rovesciò, come pioggia, sul gruppo dei fuggenti; poi ritornò dinanzi alla tela incompiuta, gesticolando.