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“Che cerchi?” gli domandai per aiutarlo.

“Ma non c’è mai niente a posto qua!” mi rispose l’amico con malumore; e si rivolse all’altro:

“Di’, dove hai messo gli aghi??”

L’interrogato lasciò il paiolo; guardò e fece cenno, con la testa e con la mano, in un angolo della baita, quindi riprese le sue funzioni con la medesima calma.

Gli aghi, dopo non poche ricerche, furono trovati, si trovò anche del filo; ma si dovettero sudar due camicie per rintracciare le forbici.

“Che devi fare??” richiesi di nuovo all’amico, che mi sembrava alquanto rasserenato.

“Eh?!... guarda!” e mi volse tanto di spalle, sollevandosi la giacca con una mano, mentre si batteva con l’altra quel luogo là, come dice Dante,


..... dove non è che Iuca,


ma che, in quel momento, illuminato dalla fiamma, ostentava due grandi buchi circolari, con sotto il bianco delle mutande, che sapeva di verde.

“Ma farai dopo”, gli aveva detto il compagno, che, tirato a sè il paiolo, cercava di liberarlo dalla corda.

L’amico mio scosse invece la testa e incominciò a slacciarsi i pantaloni, mentre l’altro, ripulito un largo pezzo di pietra e prese le necesarie misure, buttava giù la polenta.

Io continuavo a guardare, dal mio cantuccio, ridendo fra me della doppia scena; mi pareva