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e di promesse, lunghe ore di marcia sotto il sole con le fauci aperte, assetate, arse; pericoli superati con la baldanza giovanile che tutto osa, sogni raggiunti, panorami sorpresi nel primo letargo dell’alba, tramonti velati dalle nebbie e candore di nevi, opacità di valli, irromper gagliardo di fiumi, ondeggiar molle di pini, e palpiti di segale e tenui brusii di grilli a notte... addio... addio!...
Addio, strada bianca, che t’accompagni al bianco andare dell’acqua, turbina che ne trasformi lo scroscio in forza e luce; addio, vigne basse, allineate, dense di grappoli che daranno gioia e calore.
Io sono triste, io vi saluto con lagrime!
E dunque addio!...
In modo speciale addio a te, rustico sedile, tavola rozza di pietra, laggiù nell’orto del curato, all’orezzo delle nocciole dove ho scritto tanto; addio a te per la gioia e per la febbre del mio lavoro; addio a te per il dolore di quest’ora lagrimosa: tu forse più di tutte le altre cose, più di tutte le altre persone hai potuto conoscermi, c’era una communione frequente, forzata tra noi.... tavola rozza di pietra, ombreggiata dalle nocciole dove ho scritto tanto, addio... addio!...