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una generale levata di gomiti dopo la quale il canonico, riaccendendo lo zigaro, prosegue spedito:

“Ecco, vedete?” e fa un gran segno sopra la tavola, fra tre o quattro bicchieri preventivamente avvicinati, “questo è il sentiero saliente erto fino a Ciapponico e passante quindi per l’Alpe di Son, Acqua Bianca ed Airale, rappresentate ciascuna da un calice; qui poi, appena passata l’Alpe d’Airale, ecco il torrente....”

Non ha terminato di dire “ecco il torrente” che l’ampia sua manica rovescia un bicchiere ricolmo ed il liquido corre fra le basi dei calici, quasi a riprodurre la correntía mancante....

“Disastro!...” grida qualcuno ridendo.

“Ecco il torrente,” ripete forte il canonico, segnando il vino con il suo indice teso, “noi lo rimontiamo fino alle baite di Cassandra, proprio al piede del ghiacciaio omonimo e lo vediamo formarsi.... cader giù...”

“Come i calici....” interrompe il farmacista dal fondo.

“... in cascate ch’io non descriverò, perchè ci vorrebbe l’abilità oratoria de’ miei giovani amici:” e qui si rivolge verso di noi, palpandosi lo stomaco, facendo schioccare la lingua e strizzando l’occhio come per dire, che bontà, che cibi, che vini! “Non dirò neppure della difficoltà che presenta la strada in mezzo a dirupi scoscesi, a sterpi, a frane, perchè non saprei come presentarvi reali, orridi, eppur belli i luoghi veduti; dirò solo che, circa sette ore dopo la nostra par-