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che fa tramite di ogni idea civile e testimone di ogni barbara ferocia.

Mentre sulle deserte cime dell’Alpe è la storia della natura che ci si rivela, qui è la storia dell’uomo: mentre là sono le remote e fredde epoche geologiche, che ci confidano i loro secreti, qui sono gli evi dell’umanità, frementi ancora di passioni e di ire, di gesti magnanimi e di émpeti generosi, che si svolgono dinnanzi agli occhi della nostra mente.

E c’è qualche cosa, nella storia degli uomini, di più profondo e di più vicino a noi, che nella storia della natura; le bufere del mondo morale sono più terribili talvolta degli sconvolgimenti del mondo fisico; la sofferenza e la gloria di un popolo ci interessano più che l’increspamento di uno strato di roccia...1.

E basti questo scorcio di un grande passato e di un grande martirio a dimostrare vieppiù la bellezza engadinese, che fu e che sarà d’ogni tempo.

Basti: poichè bellezza e martirio sono spesso

  1. Un’indisposizione di Ruggero e il mio ritorno a Milano che non ammetteva dilazioni, mi costrinsero a tentar il passo da solo.
    Radice lo superò più tardi, e, benchè il desiderio di parlarne fosse grandissimo, volle usarmi la cortesia generosa di passar sotto silenzio il suo viaggio al Muretto, perchè restasse al mio lavoro un che di fresco e di nuovo.
    Io, ricordando la bontà dell’amico, e non è la sola, a distanza così breve dalla sua fine, per amore e per giustizia sento di dovergli molto e credo di far cosa grata alla sua memoria ricortando qualcuna delle idee grandi e belle che gli hanno in ultimo arriso.
    (“Suggestioni engadinesi. Alle sorgenti dell’Inn” - Osservatore Cattolico e Pensiero Latino, Settembre-Ottobre 1906).