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XXIII.
Eravamo un po’ stanchi e la visita inutile, compiuta alle cave di steatite, poste fra Chiesa e Torre, sopra la montagna roggia, ci aveva alquanto annoiati.
Non volemmo neppure raccogliere un esemplare dei detriti bianchi, lucenti ed untuosi, che, sparsi lungo il sentiero, ci avevano fatta lubrica l’ascesa, e discendemmo súbito, con precauzione, per non scivolare fra i rifiuti sdrucciolevoli del minerale.
Se non avessimo avuto la necessità di assicurar bene i piedi, avremmo potuto godere la bellezza del primo braccio di Valmalenco, visibile quasi completamente dal nostro poggio nudo; ma, preoccupati come eravamo dal cammino, ci dovemmo limitare ad occhieggiar furtivi; accontentandoci di intravedere sotto di noi la conca, il fiume, e, a tratti, lontano, la cortina verde sfumata della montagna opposta.