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dovuto lasciar fare, dir di sì, ricevere complimenti, bevande; quelle poi, che provvidenza! accettare un invito a colazione, e poi.... addio! scappar via e chi ha avuto ha avuto”.

Piero si ferma sulla strada con una mano al petto, cercando, inutilmente, di frenare le risa e la tosse.

“Sai che non... non posso!...”

“Bella scenettina, vero, sarebbe stata?”

“Tanto più” aggiunge l’amico mio, tossendo ancora un poco “che quelle due signorine erano bottoncini di rosa....”

“Ne convieni?”

Ed ecco uscir dalle nostre labbra una litania di laudi, che ha una conseguenza immediata; quella di farci perder la strada.

Arriviamo a casa dopo le quattro pomeridiane, smorti, affamati e beviamo súbito, di colpo un bicchieretto di fernet.

Lo strano è che beviamo guardandoci negli occhi e formulando lo stesso pensiero: — se ci fosse stato offerto da una mano gentile,


sulla cima, lassù,
dell’aspro Palù....

“Sei forse innamorato?” mi domanda Piero, dopo bevuto il fernet.

“Cotto!” gli rispondo, “e tu?”

“Anch’io! Mah! e l’ingegnere?”