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Se la montagna fosse stata una persona l’avrei schiaffeggiata; era così indifferente, frapponeva una continuità tale di piccoli ostacoli alla mia marcia, mi soprastava sempre con la sua cresta superba, che si veniva svelando mano mano, e mi rendeva così pigmeo, così imbelle, che tutto l’essere mio reagiva in un’ansietà di dominio; volevo calpestare la vetta ch’era stata tanto restía
a concedersi, ridere a mezzo il varco guardando l’opposto versante: se la stanchezza, l’abbattimento avessero dovuto aver ragione delle mie forze, non per ischerzo, mi sarei ammalato d’itterizia.
Per fortuna e per costanza ciò non avvenne.
Sotto me, fìnalmente, apparve la conca, a pini a dossi, verde, bellissima: un vero giardino in-