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diritto attraverso il bosco, formando una maravigliosa galleria verde, rettilinea, al capo superiore della quale s’intravedeva un varco e lo sfondo azzurro del cielo, e sul principio invece, dietro di noi, per l’abbassarsi improvviso della montagna, le case di Caspoggio al di là della valle.
Bellissimo punto di vista, atto a rianimare l’abbattimento di chi si credeva sperduto, e a dar nuova forza all’amico mio Radice, che la salita faceva ansare con troppa frequenza.
Su, su, dunque; — sembrò dirci la guida, appostata più in alto, in una posa piena di sicurezza e di baldanza — venite meco: e, all’invito silenzioso, segui un gesto d’incoraggiamento; il ragazzo tolse la mano dal fianco sul quale l’appoggiava, segnò con essa, a braccio teso, il varco che appariva nello sfondo, e riprese a saltare da un sasso ad un altro agile e veloce.
Noi gli tenemmo dietro; d’un tratto scomparve.
Lo vedemmo più su, fermo, con un braccio ad ingoio tra fianco e spalla, con l’altro ripiegato contro il petto, per impugnare le falde del sacco che gli ricadeva sul dorso; con le gambe aperte, nella posizione solita di piccolo infallibile sorridente.
“Trovata la strada!” ti ci disse quando gli fummo allato.
“Davvero? Che Dio ti benedica!” gli rispondemmo entrambi, felici, e su con lui, per una traccia di sentiero, lasciando l’alveo che ci aveva fino allora condotti.