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tillamento originalissimo, diventa luminosa così da non poterla troppo a lungo fissare. Forse gli abitanti della valle trovarono necessario affermare l’esistenza di questa luce, e, perchè non ci fossero degli scettici, anzi per mostrarla loro, quando fosse necessaria, la rinchiusero nella....lanterna.

Io sono proprio venuto a finire fra Primolo ed il Lanterna: precisamente a Lanzada, paese lanciato, come dice il nome, nell’ultima parte della Valmalenco e, dalla terrazza della mia camera, abbraccio, al di là del torrente, tutta una ripida salita sulla quale si arrampicano, si aggrovigliano, qualche volta investiti dal vento, mareggiano i frassini, i pini, i noccioli, le betulle e gli onizzi.

Più su, dove la Gembrana, chiamata così da gembro (pino), fa morbida l’erta in una curva erbosa, appare, con la tinta rossastra che lo caratterizza, con i tetti d’ardesia neri forse per il fumo, Caspoggio: e, dietro tutta la Gembrana, più alta e scoscesa sta la Cavaia, che ci nasconde la cima Painale e il Pizzo Scalino, lanciato snello e diritto nel cielo con la sua punta nevosa.

S’io discendo invece sulla strada, volgendo le spalle al lucente andare dell’acqua, l’occhio mio batte contro la Cima Sassa, così chiamata per le sue roccie di calce; al di là, non visibile però da Lanzada, c’è un bel lago alpino, il Palù, circondato da un vero giardino inglese tutto a boschetti di mirtilli e di conifere; alla mia destra s’allarga il bacino del Mallero, che si ripiega girando, i corni di Primolo e par chiuso in fondo dal Pizzo della Disgrazia.