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XX.


“Mezzanotte! l’ora dei fantasmi!” facevano dire una volta, in tutti i drammi di passione, di veleno, di pugnale gli autori che volevano commuovere il pubblico e trascinarlo all’applauso.

“Mezzanotte! l’ora dei fantasmi!” e la voce cavernosa del protagonista era accompagnata da dodici sacramentali rumori metallici, che pretendevano d’essere il battere delle ore, e, all’ultimo colpo, da una bótola seminascosta, appariva un teschio lucente, sorretto da una lunghissima colonna vertebrale: poi uno scheletro ricoperto da un lenzuolo bianco: il tutto saliva adagio, calmo, solenne, per compiere l’opera sua di giustiziere di vindice.

Dal palcoscenico, per la romantica impressionabilità, dei nostri vecchi, i fantasmi dilagarono nella vita, conservando però abitudini teatrali: così gli avi, nostri li videro, o per lo meno cre-