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ricoprivano il poggio, era fiorita per improvviso incanto primaverile, una pianticella di primule, intorno alla quale, per altro miracolo inesplicabile, s’erano sciolti i ghiacci ed erano apparsi, fra zolla e zolla, i primi fili di un’erba tenera e chiara.

Accorsero allora i conterranei, si benedisse il poggio, si costrusse la chiesa, e, mano mano, intorno ad essa sorsero le cascine, le baite, le casupole, ed ora Primolo biancheggia sopra lo sfondo della montagna, da cui si stacca la propaggine che lo regge, come se fosse fatto di neve.

Dal suo greppo sembra sporgersi a guardar giù nella valle i due fiumi, specialmente il Lanterna, che, bianco, forse più del villaggio, croscia gonfio nei margini e porta con la sua acqua una frescura delicata e si nasconde spesso frammezzo al fogliame dei boschi e, talvolta, schiaffeggia le pile di un etico ponte.

Sull’origine del nome Lanterna, dato ad un torrente, ho chiesto senza nulla sapere; si sbizzarrisca pure il lettore o la gentile lettrice, nelle più cervellotiche ricerche, poichè, a proposito di questo corso d’acqua, le tradizioni mancano e tutti siamo liberi della nostra fantasia: tant’è il Lanterna si trova così lontano da casa nostra e corre così incassato fra le rive, che non potrà mai vendicarsi a suo modo, di un nostro pensiero che gli sembri troppo offensivo.

Credo però che una ragione estetica del nome sia dovuta alla bianchezza della sua spuma, che, battuta verso mezzogiorno dal sole, dà uno scin-