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XVIII.
Trascrivo pochissimi appunti, buttati giù in fretta, a fianco della baita del Serafin.
Monte Musella è il mio osservatorio: il sole nasce dietro le mie spalle, o, per essere più precisi, dietro le, bitorzolute spalle della catena Felleria, in continuazione ed a sinistra della quale, per chi come me si lascia accarezzare gli omeri e le terga dalla primissima luce, è la Spondaccia, catena che ha una denominazione appropriata, perchè si eleva con tutti i caratteri giganteschi di una immensa sponda di fiume.
La Spondaccia s’innesta poi con la Scalata, la quale, da di dietro le mie spalle, avanza, s’incurva mettendosi alla mia sinistra, e s’avvalla per lasciare il passo al fiume Scerscen: dal mio luogo d’osservazione non vedo e non sento l’acqua che so bianca e densa, e il rumore che so forte, incessante.