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XVII.


La comitiva è guidata dal parroco di Lanzada, Don Luigi Parolini, ed è formata da quattro viaggiatori.

Don Luigi, vecchietto arzillo, dalla faccia larga, rossa, ridente e dalla testa d’avorio, cammina innanzi e il vento gli muove la gabanella nera e trasparente che indossa; ha nella destra l’alpenstok, nella sinistra il cappello di paglia nera a cono, e in bocca la pipa; dietro viene il canonico Spini, ercole vermiglio e tondo dal passo largo e pesante, vestito mezzo da prete e mezzo d’alpinista, il quale incomincia a ridere forte e tenta di fermarsi dinnanzi l’osteria del Peterella per una prima libazione; terzo sono io, superbo nell’abito di velluto che mi stringe alla vita e mi si allarga alle coscie, per chiudersi con uno sbuffo elegante sotto le ginocchia, e, al mio fianco, c’è Ottorino dalla pelle nera, dagli occhi neri, vivi, pronto a correre, ad arrampicarsi, a saltare, capretto intelligente e veloce.