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piccolezze, molestate da fastidii, annoiate da bizze, ci appaiono ora senza alcun contorno disturbatore, si librano sulla montagna dove l’aria è pura, nette e precise quasi uno stormo di falchi.
Come sono fiorite nell’anima mia le immagini dei miei cari! come la mamma mie apparsa nei suoi atteggiamenti diversi, sempre bella, sempre buona! come l’ho accompagnata passo passo, per tutta la sua vita, e mi sono avviticchiato alle sue gonne, come quando ero bambino pauroso! come l’ho rivista cullarmi, baciarmi, accarezzarmi, mettermi a sera le manine in croce, farmi pregare, pregare con me! come l’ho risentita piangere per le mie scappate più gravi e perdonarmi e benedirmi fra una lagrima e un sorriso! Qui, sulla montagna, dove per effetto nostalgico le affezioni si svelano in tutta la loro interezza, io ti comprendo veramente, o mamma, io ti sento in tutta la tua abnegazione, ti amo per i dolori fisici e morali che hai sopportato per me, e abbraccio tutto il tuo amore, che mi par più grande, che mi par più alto della montagna e della natura: io qui ti capisco sublime, o mamma!
Ma non te sola; l’immagine delle sorelle, quella viva, quelle morte, mi si presenta dolcissima e mi circonda di altri affetti gentili.
Io vi rivedo e vi riannodo tutte, per un filo solo di ricordanze soavi; anche la più piccina che non ho conosciuto, che non ho pianto; anche i nonni; e mi è caro rivedervi con gli occhi dell’anima e, per un ritorno di dolcezze e di dolori passati, commovermi, sentire che vi amo sempre.