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XVI.


Ho riposato un poco, perchè la salita al Pirola è molto faticosa e molto erta, poi mi sono guardato d’intorno: mi circondano creste più o meno aguzze e nevose, seminate di roccie enormi e di gande, rotte da vedrette e raramente da strati d’erba etica, o da pini nani, piccoli, che paiono giocattoli da bimbo.

Sotto le creste, discendendo, i sassi e la neve scompaiono; i pini si fanno più alti, discendono a striscie allineate, alle quali si aggiungono lateralmente altre striscie, e il boschetto s’adagia sovra un prato tenero.

Abbassandosi ancora nella valle, il bosco s’allarga e l’erba si fa più fitta e più verde.

Ma chi è salito, se misura con l’occhio l’altezza raggiunta, prova un senso d’orgoglio; se guarda invece sopra di sè le altre vette, comprende la sua pochezza, e se, al di là di esse, è lo spazio ni-