invano nel rifulgere degli occhi:
giunsero insieme allo scrosciare, al fumo,
al rotto rovinare della bianca
acqua, che move in turbinio fecondo
le picciolette ramole di musco,
e forma inconscia l’umile laveggio,
da cui la sera esce polenta d’oro!
Così rimasi in mezzo ai rovi, ai sassi,
guardando nella macchia, ove un biancore
accennava la tua giovine forma,
e dove un forte stormeggiar tradiva
l’irrequietezza della bianca mano.
Così rimasi, e ripensai da solo
una casetta in cima al dosso (forse
tu non ricordi, io lo ricordo) quello
che si scoscende, mutilato, a picco,
svettando in alto nell’azzurro i pini,
e in un pallido concavo di verde
mostra il suo fiore, Primolo di neve:
così rimasi a ripensar da solo
col desiderio una lontana sera,
un rozzo focolare, un desco bianco,
un bisbiglio di nostri bimbi e insieme
un piccioletto sónito di baci.
I compagni, da noi lassù lasciati
nella penombra dei grand’archi verdi,
giunsero a me con cauto piede, e, visto
come sognavo, scesero ridendo.
Ed io rimasi. Mi portava il vento
l’effluvio della segale e del timo,
il rotto rovinare della bianca
acqua, che inconscia il suo laveggio affina.