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Discendemmo ancora un poco; e, fermatici sopra un dosso, potemmo vedere, sul monte, le catapecchie polverose, giù, il grande Hôtel Malenco, le civettuole villette Pesenti... e confrontammo...

D’un tratto, sentii, dall’alto, la voce di Ninì: “Ohe, Bepi!”

La birichina mi raggiunse, veniva dai Corni di Primolo, anch’ella erasi fermata nelle baite con la rozza guida che l’accompagnava, aveva veduto lavorare i laveggi e parlò commossa, impetuosa, anche un po’ ironica; noi si ascoltò, si rispose: così la discussione si fece più viva e poi.... poi...

“Io vorrei” disse Ninì “io vorrei mandare una di quelle buone dame patrizie, che dispensano talvolta parte delle loro ricchezze fra i poveri, a visitare il lavoro che questi operai semisepolti fanno di giorno in giorno, senza lamentarsi mai, come se non sapessero che ci sono altri che, pure faticando la vita, godono benefici e sollievi, e vorrei, dopo, interrogarla, certa di sentirmi rispondere in lingua infranciosata: Ah! davvero che choses... non avremmo mai creduto, mah!... cosa volete? il faut ètre enclume ou marteau a questo mondo: noi però non siamo nè l’una ne l’altro, bon Dieu!; ma gli operai devono adattarsi alle circostanze, noi faremo il possibile: capisco che aux grands maux les grands remèdes; ma che rimedio volete portare? danaro?! argent?! certo, ma ventre affamè n’a point d’oreilles.... e continuerebbe così la buona dama patrizia lasciandomi capire però, fra l’altre cose,