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surrogato l’amianto un altro prodotto; la pietra ollare o serpentino, e questa tocca forse l’apogeo della sua parabola ascendente, ridotta dalla mano del lavoratore a laveggi, a scodelle, a truogoli, che sono piuttosto leggeri ma assai resistenti.

Nell’ultima gita fatta a Primolo dai villeggianti di Lanzada, ci siamo portati a visitare le cave di serpentino, e quindi abbiamo assistito alla lavorazione dei laveggi.

Gli operai sono disseminati ciascuno in una catapecchia, che riceve luce da una porta senza uscio, e dietro la quale la natura o l’artificio ha portato un discreto gettito d’acqua. Nel mezzo del baitello è scavata una fossa, profonda poco meno di un metro, sul cui margine è seduto i lavoratore con le spalle rivolte al vano, donde gli entra l’aria e la luce e di dove esce la polvere densa della pietra raschiata.

Quando noi entrammo, un torso d’uomo nero e villoso appariva su dalla buca come Farinata de gli Uberti:


I’ avea già il mio viso nel suo fitto
Ed ei s’ergea col petto e con la fronte;


ma non c’era nessun dispitto nella sua posizion naturalissima, e quando


. . . . . . al piè della sua tomba fui
guardommi un poco . . . . . . .


e, senza sdegno, mi domandò che desiderassi.

“Eh, buon uomo,” gli risposi per me e per gli altri: “vi si vuol veder lavorare un laveggio.